Quali gli effetti della ‘Trump-economics’ sul turismo?

Ad oggi, la ‘Trump-economics’ vuole garantire una continuità stabile di crescita, dopo circa 10 anni di lento miglioramento, si prospetta fino al 2020-2021, almeno il +3% di incremento economico negli Stati Uniti.
Dal 2018 la ‘Trump-economics’, così definita con la nomina dell’attuale Presidente USA Donald Trump, mira alla politica socio-economica del protezionismo ed alla sicurezza del Paese anti-immigrazione clandestina e commercio Europeo, con l’emissione di leggi più restrittive e dazi su moltissimi prodotti esteri.
Ma quale tipo di influenze questa politica potrebbe riportare sul mercato del turismo internazionale? L’America non sembra avere ripercussioni negative su questo settore, basandosi principalmente sul turismo domestico, data la propria varietà paesaggistica ed urbana locale.
Nemmeno il blocco turistico verso alcuni Paesi Internazionali, tra cui la vicina Cuba, impedisce agli americani di viaggiare verso questa destinazione che continua ad essere promossa da enti pubblici e privati.
La diminuzione delle tasse e della disoccupazione favorisce una fase di equilibrio di cui il settore privato ne è nuovo garante e che, con la ‘Trump-economics’, si vuole mantenere, soprattutto contro i fenomeni dei cambiamenti climatici e le devastazioni ambientali.
Questi fenomeni, infatti, influiscono negativamente sull’America e sul mercato del turismo, portando al debito pubblico ed a difficili relazioni economiche e politiche internazionali.
Nonostante tutto, gli Stati Uniti risultano essere sempre tra le prime quattro mete preferite degli Europei, e questa stima non bloccherà il mercato turistico inbound.
La ‘slowbalization’ di Trump, contro la ‘globalization’ del commercio internazionale, procede lentamente e positivamente verso una stabilità, un miglioramento costante ed a lunga durata nel tempo che, tuttavia, non è ancora garantito.