La natura in simbiosi con la cultura, prerogativa scandinava

La Scandinavia rappresenta non solo un territorio dove la natura non ha subito l’invasione del ‘turismo di massa’, ma anche dove si educa al rispetto della natura.
Questa si è conservata nella sua origine incontaminata, promuovendone così i principi di eco-sostenibilità.
La Scandinavia rappresenta un luogo di cultura dove la natura si fonde agli elementi educativi. Basti pensare ai ‘Musei all’aria aperta’ o ‘Open-air Museums’ che si possono perciò visitare all’esterno.
Questa soluzione permette ai visitatori di poter accedervi, specialmente adesso in tempi da Covid_19, incentivando l’affluenza turistica.
Un ottimo esempio, Il Siida Museum ad Inari nella lapponia finlandese, un Museo che combina la cultura della popolazione indigena Sami ed un centro di esposizione della natura locale, dimostrando come questi due aspetti coesistano insieme.
Un progetto di rigenerazione protratto fino al 2022, che ha come obiettivi principali la divulgazione della cultura Sami, suoi usi, costumi e linguaggio, quest’ultimo in via d’estinzione.
I Sami, popolo indigeno, sempre meno numeroso in termini quantitativi, ma i cui aspetti qualitativi storico-culturali permangono da moltissimi anni.
Popolazione stanziatasi nel nord delle regioni Scandinave e della Russia, la Finlandia ne conta circa 8.000, la Svezia 20.000, la Norvegia 50.000, la Russia 2.000.
Originariamente cacciatori, dediti all’allevamento di renne, ai possedimenti terreni, ora traggono maggiore supporto dal turismo, il commercio locale manufatturiero, l’artigianato e la pesca.
Anche lo scenario naturale lappone presenta le proprie caratteristiche da milioni di anni, ma forse anche queste stanno piano piano scomparendo?
Il proposito del Museo Siida è proprio quello di approfondire le diverse tematiche e problematiche di questo territorio favorendo l’educazione e supportando l’economia locale e quindi anche la cultura Sami.
Un buon esempio da valutare ora per altri Stati Europei, più incentrati dal ‘turismo di massa’, ma più sofferenti a causa del ‘Coronavirus’?
Potrebbe essere una soluzione positiva a favore del turismo sostenibile nei Paesi più sviluppati.